Necropoli Romana
“Campo Morto”
The Campomorto
Archaeological Area





Questa area archeologica non è mai stata studiata, risulta pertanto difficile aggiungere qualcosa a quanto scrisse nel 1957 il suo scopritore, monsignor Salvatore Mariani: “[…] l’autore, al principio di questo secolo, rimovendo un cumulo di pietre, scoprì una necropoli, il cui nucleo principale era costituito da tombe a camera, piccole e comunicanti tra loro. […] le camere erano costruite in superficie, con pietre di travertino rettangolari, […] conservando nell’interno piccoli residui d’intonaco dipinto in rosso. […]” (Fonte: “Il Cavaliere di Cristo”, mons. Salvatore Mariani, Edizioni Pian Paradiso, Civitacastellana, 1957)
La presenza di questa necropoli romana rappresenta un forte elemento a supporto di chi individua, in Vasanello, il “Castello Amerino” della Carta Peutingeriana – antico “diagramma” raffigurante l’Impero Romano conservato a Vienna -, riportato sulla sponda destra del Tevere e non sulla sinistra come verrebbe spontaneo pensare ai nostri giorni.
È quindi del tutto lecito credere che, contrariamente ad oggi, in epoca romana fossero considerate “Colli Amerini” entrambe le rive del Tevere. Per quanto riguarda i reperti ritrovati a Campomorto da Salvatore Mariani, nel 1901 il Museo Archeologico di Firenze, allora diretto da Luigi A. Milani, acquistò da Francesca Ancellotti, vedova di Antonio Mariani e madre di Salvatore, due grossi blocchi di travertino con figurazioni a rilievo: una chimera alata (inv. 80221) e un serpente crestato e barbato che incede verso un’urna con coperchio (inv. 80222).
Il successo dell’operazione spinse la vedova Mariani a sfruttare il canale apertosi con il museo fiorentino e, l’anno seguente, proponeva l’acquisto di un lotto di reperti decisamente maggiore, formato da rilievi e membrature architettoniche recuperati nei suoi possessi. La mole del materiale era davvero notevole e richiese una complessa organizzazione del trasporto ad Ettore Gabrici, l’archeologo chiamato ad occuparsene.
Questo secondo lotto si rivelò tuttavia composto nella quasi totalità da materiale medievale, del tutto alieno quindi al progetto museale del Milani focalizzato ad illustrare l’Etruria dall’età del ferro alla fine dell’età romana. Quindi, mentre i reperti romani furono collocati ad “arredo” del giardino del Museo, di quelli medievali non si conosce la sorte e resta oggi soltanto una fotografia (Archivio fotografico Soprintendenza Toscana, neg. 2092).
L’unico dei 5 reperti di epoca romana acquisiti dal Museo non più conservato “ad arredo” del giardino del Museo è quello raffigurante la chimera alata di cui si è parlato (inv. 80221), che nel 1962 è stato trasferito presso la Chiesa-Parrocchia del Sacro Cuore in Via Masaccio, sempre a Firenze, in una moderna rivisitazione del “riuso dell’antico” di cui sfuggono motivazioni che non siano quelle meramente decorative.
Oltre ai due fin qui citati, tre altri reperti sono conservati nel giardino del Museo: due blocchi angolari modanati (inv. 80837 e 80838), e un blocco raffigurante un essere marino (inv. 80840): fonte, “Un monumento con fregio dorico dall’Agro di Orte”, articolo di Giulio Ciampoltrini, L’Erma di Bretshneider, Vol. 44 (1992), pp 287-295. Un altro importante reperto proveniente da Campomorto è l’imponente sarcofago in travertino lavorato, recuperato da monsignor Salvatore Mariani e collocato nel cortile di Palazzo Vespasiani, dove ancora si trova (vedi n° 9, “Palazzo Vespasiani”).
This archaeological site has never been studied, making it difficult to add much to what its discoverer, Monsignor Salvatore Mariani, wrote in 1957:
“[…] At the beginning of this century, the author, while removing a pile of stones, discovered a necropolis whose main nucleus consisted of chamber tombs, small and interconnected. […] The chambers were built above ground, using rectangular travertine stones, […] preserving small traces of red-painted plaster inside. […]”
(Source: Il Cavaliere di Cristo, Mons. Salvatore Mariani, Edizioni Pian Paradiso, Civitacastellana, 1957)
The presence of this Roman necropolis strongly supports the theory that identifies Vasanello as the “Castello Amerino” mentioned in the Tabula Peutingeriana—an ancient map depicting the Roman Empire, preserved in Vienna. The site is marked on the right bank of the Tiber, rather than the left, as one might assume today. It is therefore reasonable to believe that, contrary to modern understanding, both banks of the Tiber were considered part of the Colli Amerini during Roman times.
As for the artifacts found at Campomorto by Salvatore Mariani, in 1901 the Archaeological Museum of Florence, then directed by Luigi A. Milani, acquired two large travertine blocks with relief carvings from Francesca Ancellotti, the widow of Antonio Mariani and mother of Salvatore. These depicted a winged chimera (inv. 80221) and a crested, bearded serpent approaching a lidded urn (inv. 80222). The success of this transaction encouraged the widow Mariani to further exploit the connection with the Florence museum. The following year, she offered a significantly larger collection of artifacts for sale, consisting of reliefs and architectural fragments recovered from her properties.
The sheer volume of materials required complex transportation logistics, which were overseen by archaeologist Ettore Gabrici. However, this second batch turned out to be almost entirely medieval, making it unsuitable for Milani’s curatorial project, which focused on illustrating Etruria from the Iron Age to the end of the Roman era. As a result, while the Roman artifacts were placed in the museum garden as decorative elements, the fate of the medieval materials remains unknown—only a single photograph survives (Tuscany Superintendency Photographic Archive, negative no. 2092).
Of the five Roman artifacts acquired by the museum, the only one no longer displayed in the garden is the winged chimera relief (inv. 80221), which in 1962 was transferred to the Sacro Cuore Parish Church on Via Masaccio, Florence. The reasoning behind this modern reinterpretation of “reusing the ancient” remains unclear, aside from purely decorative purposes.
Along with the two artifacts mentioned so far, three other pieces remain in the museum garden: two molded corner blocks (inv. 80837 and inv. 80838) and a block depicting a marine creature (inv. 80840). (Source: Un monumento con fregio dorico dall’Agro di Orte, article by Giulio Ciampoltrini, L’Erma di Bretshneider, Vol. 44 (1992), pp. 287-295.)
Another important artifact from Campomorto is an imposing worked travertine sarcophagus, recovered by Monsignor Salvatore Mariani and placed in the courtyard of Palazzo Vespasiani, where it remains to this day (see No. 9, Palazzo Vespasiani).

