Ceramica “Bassanello”
Ceramic “Bassanello”


Non si può parlare di questa ceramica tralasciando una doverosa premessa sulla millenaria tradizione della quale, a metà Novecento, raccoglierà di fatto il retaggio. Anche se la prima fonte documentale risale al XVI secolo, un editto dello Statuto di Bassanello, attraverso ritrovamenti avvenuti nei butti è possibile attestare la presenza dei Cocciari – vale a dire i fabbricanti di vasi di qualsiasi genere e foggia noti come pignatte – da tempo immemore: è infatti indubbio che tale tradizione rappresenti il retaggio delle maestranze che, in epoca romana, lavorarono alla Fornace Aretina in località Cesurli – Poggio della Mentuccia (vedi n. 31, “Fornace Aretina”). Purtroppo, però, dei Cocciari e di quella che per secoli è stata la più fiorente attività di questo paese, oggi restano soltanto i malinconici manufatti conservati da privati e negli spazi museali comunali (vedi n. 13, “Museo della Ceramica”).
E pensare che fino alle soglie degli anni ’80 del Novecento si contavano ancora parecchie botteghe attive. Non serve a molto interrogarsi sui motivi che nel volgere di pochi decenni hanno dilapidato millenni di tradizione, ma certo si può sostenere che la responsabilità maggiore sia da attribuire alla mancanza di lungimiranza da parte di chi, in quegli anni, ha amministrato il paese. La storia recente della ceramica vasanellese inizia nel 1905 con Armando Bonifazi, ma il suo tentativo di elevarne la produzione a rango industriale fallisce, sia per i molti ostacoli di natura “ambientale” (nemo propheta acceptus est in patria sua…), ma anche a causa della mancata realizzazione dell’originario progetto della linea ferroviaria Orte-Civitavecchia, che prevedeva una stazione poi soppressa nelle immediate vicinanze dello stabilimento. Nell’ambito delle pertinenze del castello, nel 1944 a riprovarci è il marchese Paolo Misciattelli, che trasforma le antiche scuderie Barberini e gli alloggi degli armigeri in una innovativa fabbrica, la Ceramica Bassanello. Determinante diventa il passaggio dalla tradizionale “argilla rossa” alla “ceramica bianca”, ideata proprio dal marchese e conosciuta come “impasto dolomitico bianco”: rivoluzionaria decisione maturata ben lontana da Vasanello, in Inghilterra, dove il Misciattelli insegnò chimica ad Oxford.
È lì che sviluppò il gusto raffinato tipico della porcellana, un prodotto cui così tanto si avvicineranno le creazioni pour tables della Ceramica Bassanello. Eppure, dopo una vera e propria epoca d’oro che soddisfò commesse da tutto il mondo, nel 1978, soprattutto per la mancanza di eredi in grado di seguire le orme dell’illuminato marchese, la fabbrica chiuse i battenti.
Ironia della sorte, senza saperlo – la Fornace Aretina fu scoperta trent’anni dopo la sua morte – Paolo Misciattelli aveva ripreso la produzione di raffinata ceramica artistica affermatasi anch’essa, proprio come quella della fornace di epoca romana a Cesurli – Poggio della Mentuccia (vedi n° 31, “Fornace Aretina”), a livello internazionale.
Questa incredibile coincidenza rende ancora più imperdonabile l’aver sperperato il millenario retaggio ereditato dai vasanellesi, poiché il paese aveva davvero tutte le carte in regola per figurare, a buon diritto, tra i maggiori e più antichi poli ceramici d’Italia.
It is impossible to discuss this ceramics tradition without first acknowledging the millennia-old heritage that, by the mid-20th century, it had effectively inherited. Although the first documented source dates back to the 16th century—an edict from the Statuto di Bassanello—archaeological findings in refuse pits confirm the presence of Cocciari (potters who produced a variety of vessels, commonly known as pignatte) since time immemorial. There is no doubt that this tradition was passed down from the skilled artisans who, in Roman times, worked at the Fornace Aretina in the locality of Cesurli – Poggio della Mentuccia (see No. 31, Fornace Aretina).
Unfortunately, today, little remains of the Cocciari and of what was, for centuries, the town’s most prosperous trade. Only a few melancholic artifacts survive, preserved in private collections and municipal museum spaces (see No. 13, Museo della Ceramica). And to think that, up until the early 1980s, several workshops were still active. There is little point in questioning the reasons why millennia of tradition were squandered in just a few decades, though it is fair to say that the greatest responsibility lies with the short-sightedness of those who governed the town during that period.
The modern history of Vasanello ceramics began in 1905 with Armando Bonifazi, but his attempt to elevate production to an industrial scale failed. This was due not only to various local obstacles (nemo propheta acceptus est in patria sua…), but also to the failure to complete the original plan for the Orte-Civitavecchia railway line, which had included a station near his factory—later scrapped.
Another attempt was made in 1944 within the castle grounds by Marquis Paolo Misciattelli, who converted the former Barberini stables and soldiers’ quarters into an innovative factory: Ceramica Bassanello. The key turning point was the transition from traditional “red clay” to “white ceramics,” a groundbreaking formula created by the marquis himself and known as impasto dolomitico bianco (white dolomitic mix). This revolutionary decision took shape far from Vasanello, in England, where Misciattelli had taught chemistry at Oxford. There, he developed a refined taste for porcelain, a quality that would strongly influence the pour table creations of Ceramica Bassanello.
Yet, despite experiencing a true golden age and fulfilling orders from all over the world, in 1978 the factory closed its doors—primarily due to the lack of heirs capable of carrying on the vision of its enlightened founder. Ironically, without ever knowing it—since the Fornace Aretina was only discovered thirty years after his death—Paolo Misciattelli had revived the production of fine artistic ceramics, which, like those of the ancient Roman kiln at Cesurli – Poggio della Mentuccia, had gained international recognition.
This extraordinary coincidence makes the loss of Vasanello’s ancient ceramic heritage all the more unforgivable. The town possessed every qualification to rightfully rank among Italy’s most significant and historic ceramic centers.

